DON PAOLO FARINELLA – Il governo del peggio
Giorgio II, re, imperatore e caudillo di grandi intese ha consacrato il suo cavalier servente, Letta-nepote con la benedizione di Berlusconi, protettore di zio-Letta, che può cantare vittoria e annettersi ogni merito per non aver messo paletti, per avere voluto il governo del ricambio generazionale, per avere piazzato il suo maggiordomo Al Fano alle calcagna del governino per essere sicuro di essere salvo. Letta ha discusso solo con lui, mentre con Bersani, ormai decotto del tutto, ha avuto solo un passaggio «en passant». Il prossimo passo, inevitabile e obbligato, perché «conditio sine qua non» posta dal Cainano è la salvaguardia sua da ogni processo. Poiché nessuno potrebbe garantirgli, formalmente, un salvacondotto, non resta che appoggiare il governo ad altissima densità berlusconiana come premessa per la nomina di Berlusconi a senatore a vita: solo così potrà appellarsi all’immunità fino a quando non tira le cuoia. Poiché bisogna salvare le grandi intese, scommetto che re Giorgio farà senatore anche Romano Prodi. Nessuno potrebbe obiettare disparità di trattamento, ma spero solo che Prodi rifiuti decisamente e con sdegno un simile accostamento, perché se dovesse accettare, veramente non ci sarebbe più religione.
Veniamo al governo più berlusconista degli stessi governi capeggiati da lui in persona. Il manuale Cencelli è stato centellinato alla virgola tra Berlusconi, Monti e la parte demokristiana del Pd con il supplemento renziano, a scapito degli ex Ds. Questo governo, costruito a tavolino da Napolitano, Letta-zio, Letta-nipote e Berlusconi come regista, è la dichiarazione finale e tombale della scomparsa della sinistra. O meglio di grande parte della sinistra per cui ci vorrano almeno 50 anni prima che in Italia si abbia una sinistra decente.
I vescovi e Avvenire hanno benedetto: le larghe intese vanno bene a loro perché le ammucchiate garantiscono meglio delle coalizioni omogenee. Domina Cl nei ministeri chiave che interessano gli affari e gli interessi di «Comunione e Fatturazione». Il Pdl ha fatto tombola in posti decisivi da cui possono controllare e impedire ogni eventuale mossa che possa danneggiare il padrone. Forse hanno fatto uno sbaglio: alle pari opportunità non dovevano mandare Iosefa Idem, pluricampionessa olimpica nella canoa, ma Ruby, la nipote di Mubarak: sarebbe stata la ciliegina sulla torta.
Il tanto strombazzato ricambio generazionale è una fola perché era l’unica scelta al ribasso che potevano fare per evitare (ecco il vero scopo!) tensioni all’interno del governo. Berlusconi aveva alzato il tiro perché voleva che fosse un governo di basso profilo per essere sicuro di poterlo condizionare. Ora si appresta a prendere la direzione della commissione delle riforme istituzionali come prevista dai dieci saggi-pirla. Tutto quadra, tutto torna e tutto rientra.
Le elezioni sono servite a nulla perché questo governo è la continuazione al peggio del governo Monti: in economia garantisce la finanza mondiale, in Italia garantisce Berlusconi, le spese militari sono in mano a Cl, quindi garantite, l’interno è di Al Fano e l’imperatore italiota gode del suo colpo di genio: illudere gli Italiani che hanno votato perché è tutto il contrario di quello che gli Italiani volevano. Le elezioni non hanno dato un risultato di un terzo, un terzo, un terzo. Assolutamente! Hanno detto che Berlusconi ha perso con la perdita di oltre 6 milioni di voti e gli elettori di 5Stelle e del Pd dicevano «mai più con Berlusconi». Ecco fatto, esattamente il contrario!
Beppe Grillo ora grida all’inciucio e alla esclusione dalle commissioni che di solito spettano all’opposizione. Lui è rimasto inciato. Illuso, cosa credeva che lo avrebbero lasciato fare, senza reagire? Ha avuto l’occasione d’oro di fare il governo, di eleggere il presidente della Repubblica, di togliersi dalle scatole Berlusconi una volta per tutte e di riformare tutta quanta la politica e invece si è asserragliato nel suo castello, calzati i guanti e la corazza, criniera in testa e urlo in petto per non sporcarsi, col risultato che ora è isolato, totalmente isolato e fuori gioco almeno per questa tornata. I suoi che amano tanto lo streaming degli altri, fanno pena, già litigano sugli stipendi e prossimamente molti emigreranno dove la rendita sarà sicura: alcuni si venderanno da sé, altri verranno comprati, e altri saranno disorientati. Sono confusi, impreparati politicamente e estranei gli uni agli altri, sempre pronti ad ad aspettare il verbo del padrone. Posso infierire su di loro perché li ho votati e sono convinto che avrebbero potuto scardinare il vecchio e dare inizio ad un’alba nuova. Invece, ci teniamo il vecchio, anzi con questo governo, il peggio del pessimo e loro restano ininfluenti, isolati, inutili, soprannumerari, testimoni fasulli di un cambiamento che non c’è. Caro Beppe, avevi l’Italia in mano e te la sei bevuta. Grazie per questo strepitoso risultato.
Il 25 aprile sono andato a celebrare la Resistenza a Toirano, dove è stato inagurato un monumento dello scultore Nebiolo Mario ai caduti dal titolo «Fischia il vento», le parole dell’inno che il questore di Alassio voleva proibire in nome delle larghe intese. Sono stato invitato dai partigiani ancora superstiti ai quali le parole di un ragazzo partigiano di Parma, Giordano Cavestro, studente di 18 anni, fucilato dai fascisti repubblichini il 4 maggio 1944 a Bardi, che riletta oggi riempie di dolore e di commozione per le sue speranze tradite: «Se vivrete tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care. La mia giovinezza è spezzata, ma sono sicuro che servirà da esempio». È servita da esempio quella giovane morte?
Ringrazio la mia amica Ornella che mi ha inviato la lettera, mentre penso che il ragazzo senza giovinezza, capace di dire queste parole di futuro, insieme a tutti gli altri ragazzi e ragazze, morti per fare «l’Italia bella», oggi risorgono dalle tombe e gridano al tradimento. Non valeva, no, non valeva la pena di sacrificare la vita per la repubblica delle bucce di banane di Berlusconi, imposta dal reuccio Napolitano contro lo spirito e la dignità della Costituzione. Nessuno potrà mai convincermi del contrario, perché so che nessuno può farlo.
don Paolo Farinella
Veniamo al governo più berlusconista degli stessi governi capeggiati da lui in persona. Il manuale Cencelli è stato centellinato alla virgola tra Berlusconi, Monti e la parte demokristiana del Pd con il supplemento renziano, a scapito degli ex Ds. Questo governo, costruito a tavolino da Napolitano, Letta-zio, Letta-nipote e Berlusconi come regista, è la dichiarazione finale e tombale della scomparsa della sinistra. O meglio di grande parte della sinistra per cui ci vorrano almeno 50 anni prima che in Italia si abbia una sinistra decente.
I vescovi e Avvenire hanno benedetto: le larghe intese vanno bene a loro perché le ammucchiate garantiscono meglio delle coalizioni omogenee. Domina Cl nei ministeri chiave che interessano gli affari e gli interessi di «Comunione e Fatturazione». Il Pdl ha fatto tombola in posti decisivi da cui possono controllare e impedire ogni eventuale mossa che possa danneggiare il padrone. Forse hanno fatto uno sbaglio: alle pari opportunità non dovevano mandare Iosefa Idem, pluricampionessa olimpica nella canoa, ma Ruby, la nipote di Mubarak: sarebbe stata la ciliegina sulla torta.
Il tanto strombazzato ricambio generazionale è una fola perché era l’unica scelta al ribasso che potevano fare per evitare (ecco il vero scopo!) tensioni all’interno del governo. Berlusconi aveva alzato il tiro perché voleva che fosse un governo di basso profilo per essere sicuro di poterlo condizionare. Ora si appresta a prendere la direzione della commissione delle riforme istituzionali come prevista dai dieci saggi-pirla. Tutto quadra, tutto torna e tutto rientra.
Le elezioni sono servite a nulla perché questo governo è la continuazione al peggio del governo Monti: in economia garantisce la finanza mondiale, in Italia garantisce Berlusconi, le spese militari sono in mano a Cl, quindi garantite, l’interno è di Al Fano e l’imperatore italiota gode del suo colpo di genio: illudere gli Italiani che hanno votato perché è tutto il contrario di quello che gli Italiani volevano. Le elezioni non hanno dato un risultato di un terzo, un terzo, un terzo. Assolutamente! Hanno detto che Berlusconi ha perso con la perdita di oltre 6 milioni di voti e gli elettori di 5Stelle e del Pd dicevano «mai più con Berlusconi». Ecco fatto, esattamente il contrario!
Beppe Grillo ora grida all’inciucio e alla esclusione dalle commissioni che di solito spettano all’opposizione. Lui è rimasto inciato. Illuso, cosa credeva che lo avrebbero lasciato fare, senza reagire? Ha avuto l’occasione d’oro di fare il governo, di eleggere il presidente della Repubblica, di togliersi dalle scatole Berlusconi una volta per tutte e di riformare tutta quanta la politica e invece si è asserragliato nel suo castello, calzati i guanti e la corazza, criniera in testa e urlo in petto per non sporcarsi, col risultato che ora è isolato, totalmente isolato e fuori gioco almeno per questa tornata. I suoi che amano tanto lo streaming degli altri, fanno pena, già litigano sugli stipendi e prossimamente molti emigreranno dove la rendita sarà sicura: alcuni si venderanno da sé, altri verranno comprati, e altri saranno disorientati. Sono confusi, impreparati politicamente e estranei gli uni agli altri, sempre pronti ad ad aspettare il verbo del padrone. Posso infierire su di loro perché li ho votati e sono convinto che avrebbero potuto scardinare il vecchio e dare inizio ad un’alba nuova. Invece, ci teniamo il vecchio, anzi con questo governo, il peggio del pessimo e loro restano ininfluenti, isolati, inutili, soprannumerari, testimoni fasulli di un cambiamento che non c’è. Caro Beppe, avevi l’Italia in mano e te la sei bevuta. Grazie per questo strepitoso risultato.
Il 25 aprile sono andato a celebrare la Resistenza a Toirano, dove è stato inagurato un monumento dello scultore Nebiolo Mario ai caduti dal titolo «Fischia il vento», le parole dell’inno che il questore di Alassio voleva proibire in nome delle larghe intese. Sono stato invitato dai partigiani ancora superstiti ai quali le parole di un ragazzo partigiano di Parma, Giordano Cavestro, studente di 18 anni, fucilato dai fascisti repubblichini il 4 maggio 1944 a Bardi, che riletta oggi riempie di dolore e di commozione per le sue speranze tradite: «Se vivrete tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care. La mia giovinezza è spezzata, ma sono sicuro che servirà da esempio». È servita da esempio quella giovane morte?
Ringrazio la mia amica Ornella che mi ha inviato la lettera, mentre penso che il ragazzo senza giovinezza, capace di dire queste parole di futuro, insieme a tutti gli altri ragazzi e ragazze, morti per fare «l’Italia bella», oggi risorgono dalle tombe e gridano al tradimento. Non valeva, no, non valeva la pena di sacrificare la vita per la repubblica delle bucce di banane di Berlusconi, imposta dal reuccio Napolitano contro lo spirito e la dignità della Costituzione. Nessuno potrà mai convincermi del contrario, perché so che nessuno può farlo.
don Paolo Farinella
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