quarta-feira, 30 de julho de 2014


Petrolandia. Festa de Nossa Senhora do Perpétuo Socorro. (15 fotos)
Petrolandia. Festa de Nossa Senhora do Perpétuo Socorro. (15 fotos)
Encontro do clero da Diocese de Floresta

Os padres com o bispo, Dom Gabriel, se reuniram na paróquia de Belém do São Francisco. Entre os muitos temas tratados, se aprovou a informatização das secretarias paroquiais. O próximo encontro do clero será em outubro, na paróquia de Tacaratu. (7 fotos)
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quinta-feira, 10 de abril de 2014

domingo, 6 de abril de 2014

apostolas do coração de jesus

Irmã Daniele apresenta monografia
17/10/2011 22:14
A apresentação da monografia da aluna Daniele Aparecida Orlovski contou com a presença do seu orientador, prof. Ms. Sandro Marcos, do Diretor geral da FAVI, Dr. André Marmilicz e da Dra. Ir. Jacinta Turolo Garcia que, esteve em Curitiba para este grande momento, na segunda-feira, dia 03/10/2011.
Essa foi a primeira monografia apresentada do curso de bacharelado em Teologia da Faculdade Vicentina, em Curitiba-PR, aproveitando a presença da grande pesquisadora e estudiosa de Edith Stein, a Dra. Ir. Jacinta Turolo Garcia, ASCJ

Irmã Daniele, que atua na área da Saúde, teve a oportunidade de contato com crianças, do Hospital Pequeno Príncipe e, atualmente, com a as Irmãs idosas, da Casa São José. Dor é o tema de sua monografia.

Leia o resumo do trabalho monográfico.

SOFRIMENTO: UM DIÁLOGO DIVINO-HUMANO ENTRE A FENOMENOLOGIA DE EDITH STEIN E O HUMANISMO DE KAROL WOJTYLA

Diante de um mundo globalizado e hedonista, cresce a convicção que existem muitas respostas para temas cruciais como o sofrimento. No entanto, as respostas oferecidas, na maioria das vezes não satisfazem o homem. Convicta da importância de estudar a temática da dor e do sofrimento humano, que esta pesquisa monográfica pautou-se em refletir o papel da pessoa como artífice da questão do sofrimento enquanto mistério, tendo por base o pensamento de Edith Stein e Karol Wojtyla, ícones na forma de interagir e suportar seus próprios sofrimentos e de estar ao lado daqueles que sofrem. A dor e o sofrimento humano constituem-se como incógnita frente à realidade do homem pós-moderno. Desta forma, percebe-se que a dor sofrida pelo ser humano, constitui-se um processo no qual a pessoa integra-se e se descobre mais humana e finita. A sociedade pós-moderna em suas estruturas bem firmada, e dotada de avanços técnicos e científicos, não consegue transpor a barreira da dor e do sofrimento humano. O sofrimento por si só, imprime um caráter sobrenatural e humano à realidade do sofrer. Sobrenatural porque esbarra na questão mistérica, a qual o homem não tem pleno acesso e humano porque é a partir desta realidade que o homem aceita a si mesmo, com sua humanidade, sua dignidade. Stein e Wojtyla, sensibilizados com a pessoa desenvolveram suas pesquisas neste campo tão árduo e complexo que é a compreensão do homem enquanto pessoa, perpassada de capacidades, sonhos, lutas, dinamicidade, e coragem para encarar sua dor e sofrimento de frente. 


Suor Anna Nobili.
Suor Anna Nobili.
Ripubblichiamo l'intervista a suor Anna Nobili realizzata da Credere (n.5/2013)

«Voglio ringraziare Dio con tutta me stessa: con l’anima, con la mente e con il corpo». Parte da questa convinzione profonda la passione di suor Anna Nobili per la “danza spirituale”. Una convinzione che si innesta sulla sua personale storia di conversione: da ballerina nelle discoteche di grido a consacrata al Signore. Da qualche anno suor Anna insegna “danza spirituale” in una scuola di ballo aperta a bambini e adulti a Palestrina, non lontano da Roma. Sì, perché per lodare il Signore, comunicando la fede nella risurrezione, risultano preziose anche la grazia del movimento e «la preghiera fatta col corpo, in un mondo, come il nostro, che la relega spesso a pratiche biascicate, senza coinvolgimento di tutta la persona». Lo scrive monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, nella prefazione  all’autobiografia della religiosa, pubblicata da Mondadori e intitolata Io ballo con Dio.
Nel libro la suora – che oggi ha 43 anni – racconta la sua vicenda di religiosa, iniziata nel ’98 con la scelta di entrare fra le Suore operaie della santa casa di Nazareth e di professare, quattro anni e mezzo fa, i voti perpetui.

Perché proprio questa congregazione, suor Anna?
«Sono rimasta molto colpita dalla gioia e dalla freschezza che quelle suore emanavano. Ho capito che la mia strada era questa».

Una strada che, in precedenza, era stata segnata da “notti brave” di alcol e sesso, durante le quali la giovane Anna andava esibendosi come cubista nelle discoteche più di moda del capoluogo lombardo, scatenandosi fino all’alba in locali trendy come l’Hollywood e il Rolling Stone. Fino a toccare il fondo. In una notte di Natale, sentendo le campane e il clima di festa, entra nella parrocchia di Sant’Eustorgio. Qualcosa in lei si scioglie, viene toccata nell’intimo dalla grazia, si sente amata così com’è: con i suoi abiti vistosi e il suo trucco marcato.

«Lì ho incontrato Dio la prima volta, lì ho conosciuto il suo amore ed è iniziato il mio cammino», ricorda oggi la suora. Un primo passo per iniziare a riscoprire il senso profondo della sua vita; ad esso seguono tanti altri passi nella parrocchia di San Lorenzo, in cui comincia a frequentare un gruppo di giovani. La passione per il ballo l’accompagna sempre, è come un filo rosso nel suo percorso esistenziale. Più che con le parole, Anna riesce a esprimere i suoi sentimenti profondi con i movimenti del suo corpo.

A un certo punto, però, avverte l’esigenza di un taglio netto con il suo passato, che la porta a prendere le distanze dalle esperienze precedenti. Ma le Suore operaie, durante gli anni della formazione, le fanno capire che la sua capacità di danzare – oltre alla sua testimonianza – è un talento che può trasformarsi in servizio per tanti. Così nel 2008, su esplicita richiesta del vescovo Domenico Sigalini, inaugura a Palestrina la scuola di danza moderna cristiana “Holy Dance”, frequentata da un centinaio di baby-ballerini (dai quattro anni in su), ma anche da adolescenti e persone di mezza età.
Con alcuni di loro, la suora porta in giro per l’Italia “Ruth. Un’amica da non perdere”, uno spettacolo di evangelizzazione da lei interpretato e diretto: «Un testo biblico ricchissimo, dove il Signore si fa presente nelle relazioni». Canti, balli e recitazione per annunciare l’amore fedele di Dio: uno spettacolo andato in scena, tra l’altro, a Conversano (Bari), in occasione del convegno regionale dei giovani pugliesi del Rinnovamento nello Spirito, e a Paliano (Frosinone), in una casa di reclusione. «Alla fine dello spettacolo un detenuto mi ha confidato: “Fino a questo momento non credevo in Dio: che stupido sono stato”», racconta.
Nelle chiese, invece, suor Anna si esibisce, insieme con altre ballerine professioniste, in una “Veglia di Maria” danzata: «Tutta la vita della Madre di Gesù ricapitolata tra una decina e l’altra del rosario, con brani evangelici e una preghiera del poeta tedesco Rilke – racconta –. Insieme con i più piccoli abbiamo messo in scena al Teatro Principe di Palestrina, lo scorso 24 aprile, il Cantico delle creature in chiave moderna». In queste esibizioni la sinergia del gruppo è in primo piano, rispetto al protagonismo del singolo.

È il medesimo atteggiamento con cui la religiosa vive oggi il suo “momento di gloria” (di lei si sono occupate varie trasmissioni televisive): non ricerca del successo personale, ma testimonianza del Vangelo, mediante i talenti ricevuti. Le richieste si moltiplicano: «Tanti vescovi, sacerdoti e istituti religiosi ci chiamano per uno spettacolo. Non riusciamo a dire di sì a tutti: per me viene la scuola, prima di tutto», spiega suor Anna con un sorriso. E aggiunge: «Io amministro qualcosa che non mi appartiene: è un servizio che stiamo facendo alla Chiesa, al mondo. Prossimamente saremo su RaiUno, il sabato, nella trasmissione “A sua immagine”, per danzare il Vangelo», commentato in televisione da padre Ermes Ronchi.
Qualcuno potrebbe storcere il naso sentendo parlare di una suora-ballerina. «A chi è scettico, propongo di venirci a vedere: spiegare a parole cosa facciamo è difficile», commenta la religiosa. «Le difficoltà ci sono, lo so: nella nostra società la danza viene strumentalizzata negativamente, ragion per cui il popolo di Dio va educato con la necessaria gradualità – ammette suor Nobili –. Non bisogna mai forzare, al contrario far comprendere che la “danza spirituale” è una forma di preghiera».
Continua: «Perché mai in India e nei Paesi africani si può danzare per il Signore e in Italia no? Noi occidentali abbiamo un problema con il corpo, sempre accostato a qualcosa che lo rende commercializzato. Siamo “razionali” e “statici”, facciamo fatica a vivere la nostra fisicità, a decodificare le emozioni e i sentimenti che ci comunica. Invece anche il corpo prega. E la danza è qualcosa che appartiene all’uomo da sempre. Con i miei collaboratori laici lavoriamo per educare a questa mentalità ed elaborare un’autentica teologia del corpo da trasmettere agli allievi. Perché possano a loro volta evangelizzare attraverso la danza».
Volitiva, piena di energia, suor Anna non si perde d’animo. Anzi, il suo metodo sta contagiando altri territori: «Apriremo a breve una filiale della “Holy dance” a Lecce, un’altra al Nord», spiega sorridendo. «In Italia ci sono tanti gruppi autodidatti che non sanno come fare. Occorre un percorso serio: non si improvvisa un “ministero della danza” dal nulla. Con sobrietà nei costumi e nelle scenografie, che non significa sciatteria: il Signore ci chiede di essere manifestato nella bellezza. E lo Spirito Santo danza con noi. Un atto di abbandono, in cui c’è la gioia».

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NOTÍCIAS
SENHOR TOMA MINHA VIDA NOVA! LEVA-ME ONDE OS HOMENS NECESSIT

Barueri, 17 de fevereiro de 2014
Querida irmã Denise,
Teu sorriso nos fala de Deus, nos diz que a felicidade está numa vida doada, no serviço, no coração de quem vive o Amor de Deus nos pequenos gestos de cada dia!
Tua alegria, ontem, pronunciando seu “SIM” a Deus, se tornou também nossa! Consagrada para amar... isso queremos te desejar: ame, continue a amar, não se canse de amar, nunca desista do amor... porque é no Amor que a felicidade acontece!
Estamos contigo e te agradecemos por teu “SIM” luminoso e sincero!
Que tua vida seja reflexo da luz do Amor de Deus!!!
http://www.irmasoperarias.com.br

sábado, 5 de abril de 2014

PAROQUIA DE INAJÁ APOIA O PROJETO DE CISTERNAS DO CEDAPP










Contribuir para que os pequenos produtores das áreas rural e urbana, aprendam a conviver com o semi-árido e cresçam em autonomia e organização, melhorando suas condições de vida, reduzindo assim o ciclo de pobreza e miséria a que estão submetidos.

Finalidade


Conforme estatuto da Entidade os Objetivos Específicos da Instituição são:

  • Formação e capacitação dos pequenos produtores das zonas urbana e rural a fim de que utilizem a produção familiar e associativa como geradora de emprego e renda.

  • Fortalecer organizações e comunidades, oferecer alternativas de permanência na terra, evitando êxodo.

  • Capacitar os grupos e comunidades para participar nos Conselhos Municipais de Políticas Públicas.

  • Desenvolver iniciativas na área de promoção e defesa de direitos de crianças, adolescentes e famílias. 









PASCOM INAJÁ




                                    MUITAS NOVIDADES NA PAROQUIA DE INAJÁ

                                            MÊS DE ABRIL CHEGADA  NA PAROQUIA

 CONSTRUÇÃO DE 600 CISTERNAS

 CHEGADA DO PADRE  MARCUS DA DIOCESE DE PAULO AFONSO BA
                           PADRE  EXPEDITO S.J
                           SEMINARISTA RONILDO DE TERESINA PI
                          MINISTRO DA PALAVRA SANDOVAL
                                              CHEGADA  EM  MAIO
VISITAS DAS IRMÃS  SERVAS DOS POBRES DE SÃO VICENTE DE PAULA.
                         CHEGADA  DO  JOSE MARCUS DIA 10 DE MAIO
                          
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Nostra  Historia

La Fraternidad Mariana de la Reconciliación fue fundada el 25 de marzo de 1991, solemnidad de la Anunciación – Encarnación, por Don Luis Fernando Figari. El 21 de enero de 2011 fue erigida como Sociedad de Vida Apostólica de derecho diocesano.
Nuestra espiritualidad, conocida como la Espiritualidad Sodálite, nace después del Concilio Vaticano II como una providencial respuesta del Espíritu Santo ante la crisis del tiempo y los desafíos que este presenta a la Iglesia en el Tercer Milenio.
La Fraternidad fue aprobada por el entonces Arzobispo de Lima y Primado del Perú, Mons. Augusto Vargas Alzamora (1922 – 2000) y posteriormente ratificada por el Cardenal Juan Luis Cipriani, actual Arzobispo de Lima y Primado del Perú.
Junto con el Sodalicio de Vida Cristiana, fundado en 1971; las Siervas del Plan de Dios, fundado en 1998; y el Movimiento de Vida Cristiana, fundada en 1985, hacemos parte de la Familia Sodálite.
Asamblea

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CASA MADREAv. Saenz Peña 251, Barranco
Lima - Peru 
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lportocarrero@fraternas.org
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Ana Cristina Villa, una fraterna al servicio de la Santa Sede

  Ana Cristina Villa, una fraterna al servicio de la Santa Sede


Ana Cristina Villa, una fraterna al servicio de la Santa Sede
Para Ana Cristina, el trabajo que desempeña en la Santa Sede le permite “ejercitar mi maternidad docente con todas las personas que son líderes de muchos otras iniciativas en la Iglesia”.
Desde mayo de 2009 ella se encarga de la Oficina de la Mujer del Pontificio Consejo para los Laicos en el Vaticano.

Su vocación
Ana Cristina nació en Medellín – Colombia en 1971. Ingresó a la Fraternidad en 1993 y en 1998  realizó sus compromisos de Plena Disponibilidad Apostólica a Perpetuidad. Es Bachiller en teología de la Pontificia Universidad Gregoriana en Roma y actualmente cursa una licenciatura en patrística en la misma institución.  Entre los años 2004 y 2009 Ana Cristina sirvió como superiora en la comunidad “Our Lady of Reconciliation” en Manchester, Inglaterra, hasta que regresó a Roma para trabajar en este dicasterio vaticano.
Su trabajo consiste en seguir de cerca las reflexiones de la Iglesia y la sociedad sobre el papel y la dignidad de la mujer. Por eso, tiene el deber de estar atenta a aquello que se dice sobre la mujer, tanto en la Iglesia como en la sociedad en general.
Al servicio de la Iglesia
La Oficina para la Mujer surgió en 1975, cuando la Organización de las Naciones Unidas lo declaró como el Año Internacional de la Mujer. Por ello, el papa Pablo VI vio la necesidad de constituir una comisión de estudios sobre la mujer. Así se definió una sección fija dentro del Pontificio Consejo para los Laicos encargada de realizar este trabajo.
Dentro de los actuales proyectos de esta oficina está la relectura de la Carta a las mujeres que escribió el beato Juan Pablo II luego de  IV Conferencia de las Naciones Unidas sobre la Mujer, realizada en 1995, así como releer lo ocurrido en el mundo en los últimos 16 años para hacer un análisis sobre la situación de la mujer en la actualidad y cuáles son las problemáticas que continúan. “También hay todo un trabajo de contactos con grupos de mujeres, asociaciones y organizaciones que siguen estos temas. La idea es servir como vínculos de organización con la Santa Sede”, dice Ana Cristina.
Por ello recientemente esta oficina publicó en su página web el estudio denominado “Salvaguardar al ser humano, creado varón y mujer”, con el fin de releer la Carta a las Mujeres publicada por el beato Juan Pablo II en 1995 y comentarla a la luz de los desafíos del tiempo presente.
En su oficina, esta fraterna se dedica a trabajar diferentes proyectos como encuentros, charlas, reflexiones, que ella da o que otras de las personas del dicasterio dan, y les piden su colaboración. “Pronto vamos a organizar un congreso de laicos en África y tengo que ayudar a ver cómo se enfrenta ese tema allí”, dijo.
También suele interactuar con varios dicasterios, especialmente con el Consejo Pontificio para la Justicia y la Paz donde la sub secretaria es una mujer: la italiana Flaminia Giovanelli. Igualmente trabaja muy de cerca con el Consejo Pontificio para la Familia que el año 2012 realizará el Encuentro mundial de las familias en la ciudad de Milán, en Italia.
Por medio del contacto con los obispos a través de las visitas Ad Limina que realizan a la Santa Sede, Ana Cristina conoce de primera mano la realidad pastoral de las diferentes diócesis del mundo. “El hecho que haya una mujer sentada con ellos les llama la atención, algunos se interesan más y hay una ocasión de contacto bonito con las iglesias particulares”, dice.
La riqueza de un carisma
Según señalan las Constituciones de la Fraternidad Mariana de la Reconciliación, sus integrantes tienen una “firme conciencia de pertenecer a la Iglesia” así como una “adhesión amorosa al Santo Padre”, lo que para Ana Cristina representa “la riqueza de nuestro carisma y espiritualidad al servicio de la Iglesia Universal. Es bonito encontrar de qué manera la vocación específica se va desarrollando”, agrega.
Y dice que otros aportes que le da el carisma de la Fraternidad son “el amor al estudio, a la investigación, el espíritu crítico y el afán por buscar la verdad” y asegura que su labor se centra en “un apostolado a los apóstoles”.
También agrega que sus estudios en patrística le ayudan a ver “cómo estos hombres de fe – refiriéndose a los padres de la Iglesia - tenían la claridad de explicar a un mundo pagano por qué vale la pena creer”, y dice que admira “la síntesis entre fe y razón, entre fe y cultura que lograron hacer”.
“Ellos cristianizaron un mundo no cristiano, por eso creo que son unos excelentes representantes de la evangelización de la cultura”, agrega.
“Para la misión que alguien cumple en el Vaticano,los Padres de la Iglesia son modelos de hombres que sabían dialogar con los desafíos de su tiempo y también denunciarlo, tomar lo mejor de la cultura que los rodeaba pero a la vez mantener muy fuertemente su propia identidad como cristianos. Es lo que me apasiona de ellos”, dice.
Ana Cristina asegura que, como fraterna, su misión dentro del Vaticano le hace verse “superada y a la vez bendecida por tener el don de servir a personas que a la vez son responsables de otros y que puedo darles una luz, compañía, apoyo”.
“Me encanta acompañar y alentar a todos los que vienen a esta oficina a pedir ayuda o un consejo”, dice. “Ellos vienen en búsqueda de orientación y apoyo y, en todo el trabajo que realizo, esos son los momentos para mí más bonitos”, concluye Ana Cristina.


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cgccultura


  Cecilia García – Calderón, evangelización a través del arte


Para Cecilia García – Calderón las obras de arte son un fiel reflejo de la vida interior del autor, por ello “mientras más reconciliada, más trabajada, mientras más lucho en mi combate espiritual tengo la certeza de que va a salir bien el cuadro”, dice.
Apasionada por la pintura y la escultura, esta fraterna busca plasmar y transmitir con el arte su amor a Dios y su experiencia interior.
Cecilia nació en Arequipa – Perú en 1971. Entró a la Fraternidad en 1992 y en 1998 realizó sus compromisos de Plena Disponibilidad Apostólica a Perpetuidad. Actualmente forma parte del Consejo Superior de la Fraternidad como asistente del área de espiritualidad.
La manera como descubrió su vena artística fue un poco accidental pues al terminar el colegio se presentó a la facultad de psicología y al no ser admitida, optó por estudiar diseño gráfico publicitario.
Una vez, viendo sus dotes artísticos, se lanzó a pintar la figura de San Pablo en un amito (prenda que usan los sacerdotes, diáconos y acólitos para cubrir su cuello y espaldas. Se la colocan debajo del alba) de un sacerdote amigo. Luego, Luis Fernando Figari, fundador de la Fraternidad, le pidió  que pintara un cuadro, nada menos que para el entonces recién elegido cardenal Augusto Vargas Alzamora: “No sabía qué hacer, tuve que llamar a los artistas a preguntarles qué pincel usar, con qué se mezclaba y así fue que empecé”, recuerda Cecilia.
De esta manera comenzó su recorrido dentro del mundo de las artes plásticas, un talento que se ha dedicado a trabajar y pulir cada vez más. Entró en un taller de pintura y luego fue nombrada como encargada de arte en el colegio Villa Cáritas,en Lima. Después ingresó como alumna libre en una escuela de arte. Al inicio se dedicaba especialmente a copiar obras famosas. Más adelante se lanzó a pintar sus propias creaciones. “Lo que más me gusta es conquistar un ideal”, dice. La mayoría de sus temas son religiosos: “pintar Cristos, Vírgenes, me parece muy bonito”, cuenta Cecilia. Aunque también en algunas de sus obras se dedica a temas no religiosos como paisajes o rostros de personas.

Arte que habla de Dios
Cecilia no imaginó que su talento pudiera ser un instrumento de evangelización.Sin embargo, la participación en tres exposiciones colectivas sobre arte religioso le han hecho ver que este es un medio muy concreto para anunciar al Señor Jesús: “ha sido una sorpresa pero lo fui entendiendo en la medida en que pudimos hacer algunas exposiciones y varias personas me comentaban que percibían a Dios en mis obras”, cuenta Cecilia.
“Algunos me han dicho que pueden ver el cuadro y percibir mi alma,  teniendo en cuenta que a veces no necesariamente eran cuadros religiosos”.
Su obra favorita es el Cristo, de Diego Velázquez. “Desde chiquita tenía un cuadro suyo en mi cuarto. Luego pude ver esta obra en tamaño natural en el Museo del Prado de Madrid, es impresionante”, comparte Cecilia. También admira especialmente las obras de Diego Rivera, Bartolomé Esteban Murillo y Rembrandt.
Una de sus tendencias favoritas es el retrato. “Cuando voy a pintar un cuadro empiezo por los ojos, ya me da tranquilidad pintar todo lo demás porque ya tiene el alma”, comparte Cecilia.
Ha pintado, entre otros, a algunos santos como Roberto Belarmino, la ecuatoriana Narcisa de Jesús Martillo Morán y la venerable Antonieta Meo, más conocida como Nenolina, cuyo retrato reposa en la casa donde vivió esta pequeña mística, muerta a los seis años y medio; cerca a la basílica de la Santa Cruz en Jerusalén, en Roma. Nenolina fue declarada “venerable” por el Papa Benedicto XVI y el milagro para su beatificación está en proceso de aprobación.
El realismo es para ella la mejor tendencia de la pintura y la escultura: “quiero dar un mensaje muy claro y no ser egoísta en querer expresar lo que yo siento y que no me interese si la otra persona entiende o no lo que quiero trasmitir”, dice. Y aunque admira algunas obras de arte abstracto, “creo que la mayoría de artistas presentan conflicto, es muy propio de la sociedad actual”.
Asegura también que el arte contemporáneo, a pesar de ser novedoso, resulta muchas veces el reflejo de la ruptura interior del hombre actual: “a menudo el artista de hoy se queda en el aspecto del dolor y, al no ser reconciliado o adherido al Señor, lo que produce es ruptura, crisis, desorden”, dice.
Por eso ella tiene como meta transmitir muchas virtudes en sus obras: “la esperanza, la verdad, la lucha por ser feliz en este mundo, los valores que se van perdiendo” anota.  “Es una oportunidad para que nosotras evangelicemos y transmitamos a Dios”. Y aclara que no basta con que una pintura sea bella o armoniosa. “Tu vez en los cuadros cuando la persona ha tenido contacto o no con el Señor, por eso es importante tener un verdadero encuentro con Él que se refleja en las obras que realizas”, concluye.

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Ximena Bisso: “la educación es mi misión apostólica”

test_misaUna formación humana bio – psico – espiritual es lo que hace la diferencia del colegio Villa Caritas, ubicado en el distrito de La Molina en Lima – Perú.
Su directora es Ximena BissoLopez de Romaña. Nació en Arequipa en 1972. Ingresó a la Fraternidad Mariana de la Reconciliación en 1992. En 1998 realizó sus Compromisos de Plena Disponibilidad Apostólica a Perpetuidad.
Diariamente, Ximena se la pasa en varias actividades: desde velar por el cumplimiento de los objetivos del colegio, pasearse por los pasillos y saludar a las alumnas, con nombre y apellido, recibir inquietudes de profesores y padres de familia. A veces recibe grupos de ex alumnas que van a visitar el colegio, el cual, muchas de ellas recuerdan con cariño y gratitud. Ximena está convencida de la importancia que tiene el contacto directo con las alumnas y por eso siempre busca dictar algunos seminarios sobre diferentes temas a las estudiantes de último grado.
Ximena estudió educación en la Pontificia Universidad Católica de Lima y terminó su carrera en la Universidad Católica de Oriente en Rionegro, Colombia. Realizó una maestría en Dirección Académica en el Instituto Pedagógico en convenio con la Universidad Villanueva de Madrid.  Ha realizado varios diplomados sobre temas de Tutoría y Marketing. Durante cinco años (1999 – 2003) trabajócomo profesora de religión y encargada de formación en el colegio San José de las Vegas en Medellín, Colombia.
En el año 2004 comenzó a trabajar como sub directora del Villa Caritas en Lima, donde había enseñado por dos años antes de trasladarse a Medellín. Ocupó este cargo por cinco años y desde 2009 pasó a ser la directora de este plantel educativo.
Educación católica que hace la diferencia
El Villa Caritas es un colegio ubicado en Rinconada de Lago, distrito de La Molina, en la capital peruana. Fue fundado en 1981 y hace parte de la comunidad educativa San Pedro – Villa Caritas que incluye a alumnos, padres de familia y maestros de ambas instituciones (masculina y femenina respectivamente). Busca formar personas íntegras, con sólidos valores católicos, una buena formación académica bilingüe y con una mirada madura y comprometida con la realidad.
En 1995 el proyecto fue confiado al Sodalicio de Vida Cristiana y en 1997 se inauguró el colegio masculino San Pedro cuyas instalaciones se encuentran al costado del Villa Caritas. El padre Gonzalo Len(S.V.C) es el director de ambos colegios.
Para Ximena existe una fuerte unidad entre su vocación como fraterna y el trabajo que realiza: “tengo un trabajo como directora pero en realidad lo que tengo es una labor evangelizadora concreta que implica una transformación cultural del Villa Caritas, las alumnas y las familias”, dice.
“Desde que los papás entran les decimos: Esta es nuestra antropología y por tanto vamos a formar así a los chicos: el ser humano integral esbio – psico – espiritual y, desde esa mirada de la persona, todo lo que hace busca reflejar esa mirada; la aproximación que tenemos a la persona, la realidad, nuestro estilo y apostolado”, asegura Ximena.
“A la hora de plasmarlo no se entiende todo lo que significa pero creo que logramos tener un proyecto integral sólido y queremos que las chicas tengan esta mirada, y los profesores también”.
Diariamente Ximena se encuentra con varios desafíos como “tener una formación católica en un mundo que está cada vez más alejado de Dios. Las familias llegan al colegio porque quieren una educación de calidad.  Muchos nos buscan porque quieren educar a sus hijos en la fe pero otros simplemente por el nivel académico”, dice. Por eso, la misión del Villa Caritas está también muy ligada a la formación de la familia.
“Creemos en la familia y hay que promoverla”, asegura. Por eso, algunos elementos que hacen la diferencia son la asesoría o tutoría personal en la que se informa constantemente a los padres de familia cómo van sus hijos.  Los padres también participan en talleres de formación sobre temas como el crecimiento de los hijos, la adolescencia, la sexualidad, entre muchos otros. “Nosotros le decimos a los padres: Ustedes no nos dejan a sus hijos y se van. Lo que pasa en la familia repercute en las chicas y lo que les pasa a las chicas repercute en el colegio”, dice Ximena.
También Ximena ve claramente los desafíos culturales y académicos, “se trata de educarlas en la Verdad del Evangelio; cuando los otros colegios, que compiten con el nuestro, tienen una visión constructivista que se basa en el hecho de que todo es relativo, que no hay verdades absolutas”, dice. “Nosotros buscamos una aproximación a la realidad con elementos de la fe. Nos encargamos de revisar textos, capacitar a las profesores, ofrecerles a ellos también instancias espirituales como retiros y consejería”, anota Ximena. “Tenemos que formarnos muy bien para enseñarles a enfrentar los retos que se les presentan en un mundo cada vez más alejado de Dios”.
Esta fraterna viaja constantemente a otros países para conocer las propuestas educativas de colegios que tienen elementos similares al Villa Caritas, como la educación en valores católicos, alto nivel académico, enseñanza bilingüe y educación diferenciada.  Una excelente oportunidad para intercambiar experiencias y buscar constantemente que el colegio tenga una mejor calidad.
Además la comunidad educativa San Pedro – Villa Caritas busca asesorar a otros colegios de la Familia Sodálite en América Latina que funcionan desde hace pocos años.
Ximena agradece los frutos que desde ya comienzan a verse en esta institución educativa. “Ellas tienen una aproximación a la realidad distinta y además están muy bien preparadas académicamente”, dice. “La mayoría se ven muy identificadas con la formación que han recibido, con ser católicas, con la espiritualidad sodálite, entienden la misión que tienen en el mundo”, asegura.
“Es bonito cuando las ex alumnas te agradecen; también lo hacen las familias que se encontraron aquí con una familia espiritual”, concluye Ximena.